In morte della Repubblica italiana, di Bianca Bonavita
[Con la proroga dello stato di emergenza, 14 dicembre 2021, proponiamo questo scritto uscito in occasione del 25 aprile 2020, all’inizio della “emergenza covid-19”, e pubblicato su sinistrainrete.it come contributo alla discussione sul coronavirus]
… C’è un articolo mancante nella Costituzione italiana, un articolo proposto dal costituente Giuseppe Dossetti:
La resistenza individuale e collettiva agli atti dei poteri pubblici, che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino.
Non venne mai inserito perché avrebbe potuto controbilanciare, paradossalmente a norma di legge, lo stato di eccezione che lo Stato, ogni Stato, si riserva di decretare. È ormai chiaro da molti segnali che lo stato di eccezione in cui ci troviamo sarà permanente, perché come annunciato, permanentemente decretabile e parzialmente o temporaneamente revocabile. Ovvero sarà esso d’ora in avanti a costituire la norma che potrà essere sospesa o ristabilita a seconda della curva dei contagi di questa o di altre future malattie.
Ora che la Repubblica (forse mai) nata dalla Resistenza è definitivamente morta, e gli storici onesti lo rileveranno, risulta ancora più chiaro come l’unico credibile articolo della Costituzione a cui appellarsi in questo momento è questo suo articolo mancante, quello a cui si appellarono senza alcuna liceità, ma con ogni legittimità, gli insorti e le insorte della Resistenza: il diritto e dovere alla resistenza.
Forse la Repubblica nata dalla Resistenza non è mai nata, è soltanto una bella storia che ci siamo, che ci hanno, raccontato. Una lunga serie di speranze infrante e di promesse tradite. La continuità, sotto nuove forme, più democratiche, del regime fascista era già chiara ad alcuni dalla caduta del governo Parri, dalla mattanza di Portella della Ginestra e dalla fine della coalizione antifascista con i soldi del Piano Marshall consegnati nelle mani di De Gasperi.
Le aspirazioni di giustizia e di libertà di chi aveva combattuto da ribelle, in molti casi perdendo la vita, nei venti mesi della Resistenza, si infransero miseramente contro il muro del nuovo ordine costituito o vennero assorbite dalle sirene del boom economico e del rinnovato fascismo capitalista.
Pier Paolo Pasolini non si stancò di denunciare le continuità del fascismo da un lato e il falso progresso capitalista dall’altro, come i due lati della stessa medaglia, fino al giorno in cui fu fatto uccidere sulla spiaggia di Ostia.
Periodicamente, in questi settantacinque anni di proclamata Repubblica Italiana, l’eterno fascismo italiano è uscito dal tappeto sotto cui era stato nascosto lasciando dietro di sé una lunga scia di morte e soprusi il cui ultimo eclatante atto si è consumato a Genova nel 2001.
Dal giorno in cui la Costituzione è stata promulgata, imperfetta ma ammirevole per il processo con cui nacque dal crogiolo della Resistenza, la storia della Repubblica non ha fatto che disattendere, smentire e negare, giorno dopo giorno, con costanza e pervicacia i principi e le norme in essa contenuti, a tal punto che viene legittimamente da chiedersi se sia mai essa stata effettivamente una Repubblica.
Ma diamo credito all’ipotesi che la forma statale assunta dalla nazione italiana all’indomani della seconda guerra mondiale sia stata effettivamente una Repubblica.
Ebbene, oggi, nella ricorrenza del 25 aprile 2020, quella Repubblica, quell’idea di Repubblica, forse mai nata, sicuramente agonizzante da tempo, muore definitivamente e senza appello per un virus da cui non ci si può immunizzare che si chiama fascismo e che ha contagiato irrimediabilmente una larga maggioranza dell’umanità che abita questo paese, inclusa, purtroppo, la quasi totalità degli eredi politici e culturali del CLN, e anche le anime più radicali della sinistra (extraparlamentare ormai è pleonastico).
Un virus tutto umano che si trasmette attraverso l’obbedienza cieca, la paura dell’autorità, il conformismo, la parcellizzazione del sapere, la divisione del lavoro, l’esposizione alla propaganda, il timore di perdere il proprio prestigio sociale, il regime di separazione, dalla terra, dagli altri, dalla morte.
A causa di una malattia che può provocare in una bassa percentuale di casi una grave sindrome influenzale e respiratoria, sono state sospese a tempo indeterminato a tutta la popolazione alcune libertà fondamentali garantite dalla Costituzione, tra cui quelle di movimento e di culto, e messe in grave pericolo altre, tra cui quella di espressione.
E a sospendere queste libertà non è stato un governo, già poco rappresentativo del voto popolare, ma di fatto una commissione di tecnici.
E a dettare la graduale sospensione delle libertà garantite dalla Costituzione (che ci viene detto potranno in ogni momento essere nuovamente sospese) non è nuovamente un governo, già poco rappresentativo del voto popolare, ma una commissione di tecnici capeggiata da un dirigente di società finanziarie e multinazionali statunitensi.
Forse è improprio parlare di colpo di stato in assenza di uno Stato sovrano (dal Piano Marshall in poi non lo siamo) ma di questo si tratta, ancora una volta.
A causa di una malattia che può provocare in una bassa percentuale di casi una grave sindrome influenzale e respiratoria si è gettata nel panico, nell’ansia, nella depressione, un’intera popolazione, condannando molte persone a gravi conseguenze economiche, sociali e di salute stessa.
A causa di una malattia che può provocare in una bassa percentuale di casi una grave sindrome influenzale e respiratoria si è instaurata un’atmosfera di sospetto, di delazione e di stato di polizia (con diffusi e indiscriminati abusi di potere), che questo paese non viveva proprio dagli anni della Repubblica Sociale Italiana.
E per lo stesso motivo ci viene ripetuto ossessivamente, al motto di: Credere Obbedire Distanziarsi Tracciarsi Vaccinarsi, che dovremo cambiare il nostro modo di vita e di relazionarci, ovvero la nostra umanità.
Non crediamo che l’umanità, (o forse dovremmo dire l’immunità?), impaurita, distanziata, tracciata che ci prospettano questi tecnici, a loro dire per il nostro bene, ma forse molto più per il bene di altri interessi, sia l’umanità per cui i Gobetti, i Gramsci, i Giuriolo, i Ginzburg, le Irma Bandiera sono morti.
È dalla ritirata costellata di massacri dell’esercito nazista lungo la nostra penisola che un militare non entrava in una Chiesa per interrompere una funzione religiosa.
È dalla ritirata costellata di massacri dell’esercito nazista lungo la nostra penisola che non venivano bruciati i cadaveri senza rito funebre, privandoli così dello status di morti.
C’è un articolo mancante nella Costituzione italiana, un articolo proposto dal costituente Giuseppe Dossetti:
La resistenza individuale e collettiva agli atti dei poteri pubblici, che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino.
Non venne mai inserito perché avrebbe potuto controbilanciare, paradossalmente a norma di legge, lo stato di eccezione che lo Stato, ogni Stato, si riserva di decretare. È ormai chiaro da molti segnali che lo stato di eccezione in cui ci troviamo sarà permanente, perché come annunciato, permanentemente decretabile e parzialmente o temporaneamente revocabile. Ovvero sarà esso d’ora in avanti a costituire la norma che potrà essere sospesa o ristabilita a seconda della curva dei contagi di questa o di altre future malattie.
Ora che la Repubblica (forse mai) nata dalla Resistenza è definitivamente morta, e gli storici onesti lo rileveranno, risulta ancora più chiaro come l’unico credibile articolo della Costituzione a cui appellarsi in questo momento è questo suo articolo mancante, quello a cui si appellarono senza alcuna liceità, ma con ogni legittimità, gli insorti e le insorte della Resistenza: il diritto e dovere alla resistenza.